Skippare, chillare, blastare, snitchare: il nuovo linguaggio che divide le generazioni

Digitalizzazione

La lingua non sta mai ferma. Cambia, si aggiorna, segue i tempi. Ma mai come oggi lo fa ad una velocità così vertiginosa.
Sui social, nei messaggi o nelle chat di gruppo, nascono parole che pochi mesi dopo sono già ovunque.
Molte arrivano dall’inglese, altre dai videogiochi, dai meme o dalle canzoni. Tutte, però, raccontano il modo in cui i più giovani comunicano — diretto, veloce e sempre un po’ ironico.

È così che termini come skippare, chillare, snitchare o blastare sono entrati nel linguaggio comune.
Per qualcuno sono solo “anglicismi inutili”, per altri invece rappresentano il modo più spontaneo e autentico di parlare online. In realtà, sono il segno di una lingua viva, che si adatta ai contesti e cambia insieme a chi la usa.

Internet come cantiere della lingua

La rete è diventata, a tutti gli effetti, un laboratorio linguistico.
Ogni piattaforma contribuisce a creare nuovi codici: su TikTok si diffondono trend e slang, su X (l’ex Twitter) dominano le battute taglienti, mentre su Instagram le parole si fondono con le immagini.

Molti termini nascono dall’inglese e vengono “italianizzati” con naturalezza. To skip è diventato skippare, to chill si è trasformato in chillare, e to snitch in snitchare.
Questo processo non è nuovo: in passato abbiamo fatto lo stesso con parole come “chat”, “film” o “computer”.
La differenza è che oggi tutto accade alla velocità di un hashtag virale: bastano pochi giorni perché un termine si diffonda, venga modificato e poi adottato da migliaia di persone.

 “Blastare”: da colpo potente a stile comunicativo

Tra i nuovi verbi digitali, blastare è quello che più di tutti racconta lo spirito dei social.
Deriva dall’inglese to blast, che significa “fare esplodere” o “colpire con forza”. Nei videogiochi indicava un’azione spettacolare; oggi è usato per descrivere un commento, una risposta o una replica che mette KO l’interlocutore.

Chi “blasta” qualcuno lo fa con ironia, ma anche con sicurezza: è un modo per imporsi in una conversazione pubblica, per ottenere l’approvazione di chi guarda.
Sui social, dove ogni interazione è anche uno spettacolo, “blastare” è diventato sinonimo di vincere — non tanto la discussione, quanto l’attenzione degli altri.

Dai forum ai video virali: l’evoluzione di una parola

Prima di diventare slang da social, blastare circolava nei forum e nei giochi online degli anni 2000.
Veniva usato per indicare un’azione potente, qualcosa che “spazzava via” gli avversari.
Con il tempo, il termine è uscito dal contesto videoludico e ha trovato nuova vita nei social network, dove “blastare” è diventato una forma di intrattenimento pubblico.

Basta guardare certe discussioni su TikTok o nei commenti di Instagram: una risposta ben piazzata può diventare virale, trasformarsi in meme e, in alcuni casi, cambiare il destino di un dibattito.
La lingua si adatta, ma soprattutto osserva e amplifica il comportamento collettivo: blastare non è solo una parola, è il simbolo di come oggi si comunica per essere visti.

Slang e identità digitale

Ogni generazione ha il suo modo di parlare.
Oggi lo slang digitale funziona come un biglietto d’ingresso: chi conosce certi termini, capisce il linguaggio dei meme e dei trend, appartiene a una comunità online.
Parole come chillare, skippare o blastare non servono solo a dire qualcosa, ma anche a dire come lo si dice — con tono, atteggiamento e spirito condiviso.

È un linguaggio globale e in continua evoluzione.
Un’espressione nata su Reddit o in un video di Los Angeles può arrivare a Milano nel giro di poche ore, passando da una piattaforma all’altra e adattandosi ai contesti locali.
Internet ha reso la lingua un organismo collettivo, che cresce e muta come una creatura viva.

La lingua digitale: meno regole, più sfumature

C’è chi vede nello slang e nelle emoji un impoverimento dell’italiano, ma la verità è quasi l’opposto.
La lingua digitale non toglie: aggiunge.
Permette di trasmettere tono, emozione e ironia in contesti dove non ci sono voce né gesti.

Scrivere “ok 😂” invece di un semplice “ok” cambia il messaggio, perché l’emoticon aggiunge sfumature che prima potevano passare solo dal tono della voce.
È un’evoluzione naturale, che risponde ai bisogni di chi comunica in tempo reale e attraverso uno schermo.

In fondo, la lingua non fa che riflettere la società che la usa: veloce, creativa, ironica e in continua trasformazione.
E se qualcuno si sente spaesato davanti a questi nuovi verbi, forse è solo perché — come sempre — i giovani hanno già trovato il modo di dirlo meglio.

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